Il Parco Nazionale delle Cinque terre è composto dai paesi di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore. I paesi sono incastonati tra le rocce della costa ligure di Levante, nella Provincia di La Spezia. La prima domanda che ti poni è come potrà mai arrivare in questi luoghi il treno che ci porta verso Vernazza. La risposta ce la danno le numerose gallerie che percorriamo con il treno regionale: un traforo attraversa tutta la montagna, emergendo solo in prossimità dei quattro paesi.
Vernazza è incantevole, con il porticciolo che si protende verso il mare aperto, con una piazzetta animata dai tavoli e le sedie dei locali, sempre occupate da inglesi e tedeschi, ragazze francesi, coppie di svizzeri.
Prendiamo un piccolo appartamento sulla parte alta di Vernazza, con la porta di ingresso che si apre su un vicolo strettissimo e con ripide scale che scendono verso la principale Via Visconti, la gentile proprietaria ci spiega ogni cosa.
Un trekking, il mattino dopo, ci porta verso Corniglia, un delizioso borgo appollaiato sulle rocce. Il sentiero è vertiginoso, con un dislivello molto sostenuto che precipita sugli strapiombi ed il mare sul fondo.
Iniziamo a vedere, saliti in quota, il sistemi dei terrazzamenti a picco sul mare dove si pratica la viticoltura eroica. I filari sono pochi, il sistema di allevamento è la pergola bassa, con una piccola motrice che scorre su una cremagliera per portare a valle l’uva durante la vendemmia. I sentieri si dipanano lungo questi terrazzamenti e tra queste minuscole vigne, orti, con una vista mozzafiato sulla costa rocciosa.
Vediamo Corniglia che si avvicina, entriamo nel paesino e restiamo incantati dalla sua semplice bellezza, la piazzetta, il belvedere, alcuni locali che servono acciughe marinate, pesto ligure, polpo e baccalà.
Proseguiamo lungo i terrazzamenti per dirigerci verso Manarola, altro borgo delle Cinque Terre, su sentieri ben tenuti e percorsi durante la primavera e l’estate, da migliaia di camminatori. Noi incontriamo pochissime persone, siamo in bassa stagione, il nostro periodo preferito. Per arrivare a Manarola percorriamo la famosa ed omonima scala, un vertiginoso sentiero che attraversa un grande oliveto disposto sul declivio della montagna che precipita verso il mare. Notiamo lungo la scala in pietra a destra, un messaggio di una Fondazione Michelangelo Pistoletto che parla di una sua opera ispirata presumibilmente ai tre cerchi de Il terzo paradiso. Questi sono rappresentati da tre cerchi in ferro delle botti per il vino, oggetto ricorrente assieme ai torchi ed altri oggetti del mestiere che ritroviamo nei diversi paesi delle Cinque Terre.
Più avanti, nell’oliveto, un uomo è seduto su una sedia, ed un cane bianco ci avverte della sua presenza affacciandosi sul cancello. Voltandoci restiamo di sasso riconoscendo nell’uomo seduto Michelangelo Pistoletto in persona, è una visione incredibile.
Arriviamo a Manarola ed anch’essa è bellissima, con un piccolo porto (per modo di dire) ed una passeggiata a picco sul mare meravigliosa.
Il treno è sempre stata una delle mie passioni, così sconosciuto in Sardegna, e mi piace prenderlo più volte per passare da un paese all’altro dentro il ventre della montagna per poi riapparire al mare.
Il giorno dopo un’altra escursione ci porta in quota, su un sentiero per niente battuto, tanto che siamo completamente soli per tutto il tempo. L’intenzione era quella di fare il trail dei santuari, e lo percorriamo inoltrandoci in un meraviglioso bosco di lecci, che ci ricorda le nostre visioni consuete del Montalbo o del Supramonte. Arriviamo su un sentiero non propriamente agevole, verso Manarola. Una focaccia ligure ci ritempra, e nel pomeriggio torniamo in treno verso Vernazza.
Il giorno dopo ancora, il meteo non promette niente di buono, decidiamo così di girare tutti i paesi con il nostro amato treno, fermandoci in ognuno a vedere, osservare, passeggiare. Vediamo così anche Monterosso e Riomaggiore, belli ma sicuramente non quanto Vernazza, Corniglia e Manarola, molto più discreti e contenuti come sono arroccati gli strapiombi.
L’ultimo giorno prima della partenza usciamo dal comprensorio del parco perché vogliamo visitare la meravigliosa Portovenere, un borgo di 3000 abitanti incastonata nella roccia con l’isola Palmaria di fronte e le isolette a corredo. Portovenere è patrimonio Unesco dal 1997, come le Cinque Terre, con i suoi vicoli strettissimi, i suoi bei negozi di vini liguri, di pandolce, di olio d’oliva forte come il territorio dove cresce.
L’acciuga è il piatto che trovi spesso quasi ovunque, assieme all’immancabile pesto, i vini bianchi (spesso naturali), da uve vermentino, albarola e bosco anch’essi forti e sapidi del salmastro marino.
Un autobus ci riporta verso La Spezia, che è una bella città ordinata e con bei palazzi, e da qui in treno nuovamente verso Vernazza.
Il mattino dopo, per salutare le Cinque Terre, percorriamo il sentiero verso Monterosso, con una leggera pioggia che ci accompagna per un breve tratto ed il sole che appare all’improvviso cambiando tutto lo scenario.
La vista è uno spettacolo unico, vediamo Vernazza che si allontana e sul fondo Corniglia, in un breve tratto forse Manarola.
Nei pressi di Monterosso si iniziano ad incontrare numerosi escursionisti che, visto il raggio di sole che si approssimava, avevano ben pensato di fare il percorso.
Arriviamo a Monterosso, il treno ci riporta a Vernazza, il tempo di prendere i bagagli e ancora il treno ci porterà verso Genova, lungo la splendida costa ligure di Levante verso nord ovest.
Grazie Cinque Terre di averci accolto.

Dedicato a chi volesse visitarle: andateci in bassa o bassissima stagione se volete godere dei sentieri e degli scenari più belli senza presenza antropica eccessiva.

 

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