L’Iran non é un paese sottosviluppato, anzi tutt’altro. E gli iraniani non sono arabi, sono persiani e parlano e scrivono il farsi, una lingua molto antica.
Appena atterri all’aeroporto internazionale di Teheran Imam Khomeini ti assale immediatamente il dubbio di trovarti nel terzo mondo, ma appena esci in strada vieni immediatamente smentito dal grande traffico regolare che si snoda in questa città di 8 milioni di abitanti.
I voli e le compagnie che atterrano a Teheran non sono tanti, e l’embargo ha messo a dura prova il paese, privando l’Iran di numerosi beni vitali. Le carte di credito ed i bancomat non funzionano e siamo dovuti partire quindi con i contanti da casa anche se l’inflazione é alle stelle (150.000 Rial, la loro moneta, corrispondono a 1 €. Una cena costa circa 400.000 Rial, circa 3,5 €. Lo stipendio medio è di 200 € al mese).
Teheran non è una bella città, e solo per caso si trova ad essere l’ultima capitale dell’Iran. Prima di lei lo erano state già Shiraz ed Isfahan, ma possiede pur sempre un grande fascino. La nostra prima tappa dopo il disbrigo della pratica visti, ci porta al museo nazionale di Teheran, dove si trovano numerosi reperti del periodo pre islamico provenienti per lo più da Persepoli. Da qui andiamo poi a visitare il palazzo Golestam, simbolo delle glorie ed eccessi della dinastia qagiara, con numerose sale decorate da vetri provenienti da Murano e maioliche multicolori, specchi e giardini.
Il fascino di Teheran risiede nello stare immersi nella città anche solo camminando per strada, guardando intorno la vita normale degli iraniani e delle iraniane che scorre, nei negozi con le insegne scritte in farsi, nei numerosi murales che celebrano i martiri della guerra Iran-Iraq (oltre un milione di morti), a quelli che inneggiano all’odio contro il nemico di sempre, gli Stati Uniti, con la bandiera nazionale esposta ovunque.
Il mattino dopo partiamo verso Kashan, una città a 290 km da Teheran, dove visitiamo il meraviglioso Hammam-e Sultan Mir Ahmad, un sofisticato complesso termale dove il sultano praticava le abluzioni. É un dedalo di stanze con maioliche colorate e vasche per l’acqua calda, con il tetto calpestabile sormontato da comignoli e vetri colorati.
Da qui, ci dirigiamo verso la città sotterranea di Mushabad e ci regaliamo una visita al bazar, dove senti l’aria dell’Iran nei profumi delle spezie, delle erbe, le frutte secche e tanti altri prodotti finanche all’abbigliamento, in una moltitudine di colori e di uomini, e di donne vestite con lo chador nero che ne copre il capo, il collo, i lineamenti.
Alloggiamo in una delle più belle dimore storiche di Kachan, con numerosi cortili interni e delle belle camere restaurate.
Il giorno dopo, al mattino, partiamo verso le montagne per arrivare al villaggio di Abyaneh, ai piedi del monte Karkas (3899 m.), un pittoresco paesino di case in mattoni di fango rosso tra strette viuzze, dove si parla ancora il medio persiano, lingua quasi scomparsa, e gli uomini vestono con pantaloni neri larghi alla base ed il panciotto, le donne un hijab bianco con motivi floreali colorati su cui domina il rosso.
Prima di partire facciamo in tempo a comprare due pani di lavash cotti in un forno di pietra. Proseguendo verso Isfahan ci fermiamo per una visita a Natanz, un paesino montano con la spettacolare moschea di Masjed-e Jameh (moschea della congregazione), risalente al XIV Sec.
Nel tardo pomeriggio arriviamo ad Isfahan, la terza città dell’Iran e principale meta dei visitatori del paese.
La città é bellissima, ordinata e pulita, anche se l’acqua è razionata in quanto il fiume che vi scorre è stato fermato 200 km a monte per dare l’acqua ad altre regioni iraniane che soffrono di una gravissima siccità.
La grande meraviglia di Isfahan è la piazza Naqsh-e Jaham, lunga 512 metri per 163, la seconda più grande del mondo dopo piazza Tienamen a Pechino. La piazza é patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO e risale al 1612, realizzata durante il regno dello sciá Safavide Abbas I. Intorno, moschee e minareti di una sontuosità che lasciano senza fiato per il pregio architettonico e per l’immagine di potenza, con il Bazar e numerosi negozi a corredo nelle zone esterne. Masjed-e Jameh é la più grande moschea iraniana (20.000 mq.), oltre che sito di grandissimo pregio architettonico e luogo di culto meta di numerosi fedeli. All’ingresso della moschea del Venerdì una umanità multicolore, con i bambini che ci guardano con curiosità quasi fossimo dei marziani, e numerosi ragazzi e ragazze che ci chiedono da dove veniamo.
Ripartiamo per Nain, dove visitiamo delle ingegnose cisterne sotterranee per la raccolta dell’acqua ed il sistema di canali per farla arrivare dentro le abitazioni. È qui che vediamo le Torri del vento, un’altra geniale invenzione che consente di rinfrescare gli ambienti in una regione dove le temperature estive superano i 45 gradi. Il giorno dopo visitiamo una fonte termale in pieno deserto: Farahzad, ed a Bayazeh il gigantesco castello di fango di Narin Ghale. Saliamo notevolmente di quota tra la pioggia ed il nevischio per arrivare al tempio Zoroastriano di Chak Chak, dedicato all’antico fondatore della religione degli adoratori del fuoco.
Scendiamo per visitare Meybod, una cittadina in mattoni di fango con al centro il castello di Narin (la leggenda farebbe risalire la costruzione al 4000 a.c. ed al Re Salomone), e la ghiacciaia, un’altra geniale costruzione adibita alla conservazione del ghiaccio anche durante i mesi estivi. Visitiamo anche una torre piccionaia, adibita un tempo alla raccolta del guano dei piccioni, ritenuto di grande valore per le alte proprietà concimanti.
Nel tardo pomeriggio arriviamo a Yazd, una città di oltre un milione di abitanti in pieno deserto. Il mattino dopo la prima tappa è dedicata alla visita della moschea Masied-e Jameh (moschea della congregazione), che svetta sul panorama della città fiancheggiata da due minareti alti ben 48 m.
La visita successiva ci porta in un luogo pieno di fascino dedicato al culto dei morti nella religione zoroastriana: le Torri del silenzio. La sera camminiamo per la città vecchia, tra vicoli strettissimi e case di fango, e beviamo un the sulla terrazza di un antico caffè con i minareti davanti al nostro sguardo ed una mezza luna sul lato opposto del cielo, mente il sole scompare dietro le montagne ed il muezzin canta la sua preghiera.
Il giorno dopo partiamo alla volta di Shadad, non senza aver visitato l’incredibile fortezza di fango di Sar Yazd ed un Caravanserraglio circolare. Ripartiamo salendo di quota fino a 2700 metri per scendere repentinamente a 200 e visitare lo spettacolare deserto di Kalut al tramonto, tra concrezioni e pinnacoli di colore rosso, cristalli di sale, forme modellate dal vento, in una suggestione silenziosa che ci ricorda altri deserti.
Dormiamo in uno spartano ma pulito hostal in mezzo al deserto, i proprietari sono gentilissimi e si prodigano per farci stare bene, una delle prerogative comuni agli iraniani. Ceniamo levandoci le scarpe, come da loro usanza. Il mattino dopo visitiamo la splendida fortezza di Arg-e Rayen e a Mahan l’Aramga-e Shali Ne’matollah Vali, mausoleo dello Sciá omonimo che fu anche derviscio, mistico e poeta Sufi.
Dormiamo a Kerman, e ci arriviamo con un lungo trasferimento che ci porta a soli 150 km dall’Afganistan. Ripartiamo il giorno dopo verso Neyriz in un altro lungo trasferimento verso Shiraz, che ci servirà da base per la visita della mitica Persepoli, la città dei persiani.
Lo facciamo il mattino dopo, e trovare una città di 2500 anni in uno stato di tale conservazione e con numerose parti ancora da scavare, ci sorprende per la sua bellezza. Entriamo dalla porta di Serse, tra colonne imperiose e scalinate monumentali, bassorilievi e leoni scolpiti, grifoni su basamenti di pietra, eserciti ed abitanti dell’immenso impero di Dario il grande, che concepì la città intorno al 520 a.c.
Persepoli vale da sola un viaggio in Iran, è una città incredibile.
Di Pasargade rimane ben poco, ma qui si trova la tomba di Ciro, e rappresenta un’altra tappa fondamentale alla scoperta della civiltà dei persiani e della dinastia Achemenide.
A Maqs-e Rostam si trovano le tombe scavate nella roccia di Dario I, Dario II, Serse e Artaserse, in un luogo estremamente evocativo.
Di sera ci regaliamo una passeggiata tra la moltitudine di iraniani ed iraniane nel Bazar di Shiraz, che si appresta ad accogliere le migliaia di fedeli sciiti per la celebrazione del Norouz, una ricorrenza tradizionale persiana che celebra il nuovo anno e che è festeggiata in Iran, Azerbaigian, Afghanistan, Albania, Bosnia, Georgia, in vari paesi del Medio Oriente.
Ho volutamente omesso altri siti di interesse per questioni di spazio, ma c’è davvero tanto da vedere, sia dal punto di vista storico/archeologico che naturalistico/ambientale. Un cenno inevitabile da fare riguarda la politica e la religione: l’Iran é una repubblica islamica ove vige la sharia, con l’imposizione del velo per tutte le donne. Il richiamo alla preghiera del muezzin avviene tre volte al giorno, e gli iraniani sono sciiti, appunto, mentre per i sunniti il richiamo avviene cinque volte al giorno. Ovunque, anche nelle stanze d’albergo, una freccia indica la direzione della mecca, ove volgersi per pregare.
Nonostante la legge islamica, si denota comunque una certa laicità, segnale del fatto che il potere religioso ha allentato la presa sui cittadini e cittadine, anche se permane l’obbligo del velo.
In conclusione: l’Iran é una bellissima nazione, sicura e senza particolari motivi da causare patemi d’animo. L’unica cosa davvero pericolosa è attraversare le strade in città: i pedoni non hanno nessuna tutela e quindi è necessario stare molto attenti.
Per il resto, gli iraniani e le iraniane sono delle persone gentilissime che ti aiutano per qualsiasi cosa e per farti sentire a tuo agio, per darti una indicazione, un consiglio. L’Iran é un luogo che può aver tanti difetti, fuorché essere pericoloso, ed anche le donne possono camminare da sole nelle città di notte senza essere minimamente disturbate.
Grazie Iran di averci accolto.

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